Tu chiamale, se vuoi, rimozioni.

L’Io si avvale di diversi procedimenti per essere all'altezza del proprio compito, per evitare pericoli, angoscia, dispiacere […] Noi chiamiamo questi procedimenti “meccanismi di difesa”. (S. Freud)

Grazie a Freud, molti termini psicoanalitici sono diventati di uso comune: tutti utilizziamo, ad esempio, il verbo “rimuovere” per intendere la presa di distanza psicologica da un’esperienza dolorosa.

I Meccanismi di difesa sono l’arsenale psichico che protegge la persona dalla consapevolezza di ciò che sta provando o ha provato in passato, più precisamente sono le strategie psicologiche con cui vengono gestiti istinti e affetti.

Per comprenderne il funzionamento così come pensato da Freud occorre spiegare l’architettura della psiche e dei suoi tre protagonisti inconsci: Es, Io e Super-Io.

L’Es è il funambolo degli istinti, delle pulsioni e dei desideri.

Il Super-Io è il vigile che sovrintende il rispetto delle regole sociali ed educative, che ci spinge a contenere i nostri impulsi.

L’Io è il tizio che si accomoda nel mezzo e ha il compito di mediare tra le spinte libidiche dell’Es e le esigenze e i divieti della vita sociale imposti dal Super-Io che ne frenano la soddisfazione.

Essi lavorano con noi senza sforzo consapevole, sono costantemente in disaccordo e i loro litigi rappresentano le nostre risposte automatiche di adattamento alla realtà.

I meccanismi di difesa entrano in gioco quando la persona deve difendersi dai suoi stessi desideri, ossia nel momento in cui le pulsioni diventano troppo intense o fanno riferimento a pensieri o condotte considerati riprovevoli dalla società o dall'individuo stesso, e quindi occorre liberarsene.

Essi funzionano in modo tale da disconoscere e confinare nell'inconscio immagini, desideri e ricordi emozionalmente connotati, ma vissuti come disturbanti o spiacevoli, tentando di apportare in questo modo una coerenza interna.

Tali meccanismi infatti fanno un grosso lavoro per distorcere la percezione della realtà e cambiare i fatti nella mente.

Quando sono operativi, si attivano escludendo dalla coscienza gli stati d'animo collegati a esperienze che generano conflitti tra noi e gli altri, così da alleviare lo stress che da origine ad ansietà o tristezza, ovviando dal farci sentire sbagliati o in colpa.

Grazie a loro riusciamo a mantenere una certa stabilità, prevedibilità e controllo sulle faccende e questioni emotive, ma in realtà non risolvono i problemi di base e tengono il conflitto latente.

In altre parole, la persona si mette psicologicamente in sicurezza in modo che gli altri non possano accorgersi delle emozioni che prova e delle caratteristiche autentiche, incluse le debolezze, i difetti, le fragilità.

Ad esempio: 

  • difendersi dalla paura di incontrare occhi rifiutanti o parole giudicanti;

  • conformarsi alle dinamiche della propria famiglia, o del proprio lavoro, per sicurezza e quieto vivere;

  • aggrapparsi o allontanarsi da una relazione per evitare di fare contatto un dolore che a suo tempo ha provocato una ferita profonda.

Conosciamoli più da vicino:

Rimozione: è caratterizzata da un processo operativo che elimina dalla consapevolezza desideri, fantasie, pensieri ed esperienze sentite come inaccettabili perché fonte di collusione e tensione.

Negazione: confutare la realtà o coprire un sentimento perché troppo forte e profondo, in modo tale che la persona agisca come se non lo provasse e quindi non esistesse dentro di lei oppure alcuni fatti non fossero mai accaduti.

Proiezione: i conflitti e le preoccupazioni vengono affrontati attribuendo erroneamente a un'altra persona, generalmente affine, emozioni, pensieri o impulsi non riconosciuti come propri. In questo modo si fanno uscire i contenuti spiacevoli e se ne sente “illusoriamente” assolti. Di fatto proiettando su un’altra persona, ci sentiamo sollevati e possiamo mantenere una relazione di facciata senza entrare in tensione con il nostro “Io”. Nelle sue forme positive e mature, è la base dell’empatia; in quelle sfavorevoli tale meccanismo provoca numerosi fraintendimenti e strappi ai rapporti personali.

Spostamento: C’è un reindirizzamento di un’emozione o sentimento (di solito rabbia) su un’altra persona vissuta come più innocua rispetto a chi ci scatena l’emozione. Questo meccanismo si attiva quando non riusciamo a esprimere al diretto interessato ciò che sentiamo ma nonostante questo ci permette di relazionarci con quella persona evitando le caratteristiche negative che ci infastidiscono. Es. quando sono arrabbiato con il partner e me la prendo con mia madre.

Razionalizzazione: l'emotività viene analizzata attraverso un pensiero logico volto a costruire spiegazioni rassicuranti, ma talvolta inesatte, per giustificare la linea di condotta propria o altrui. Possiede alcune sfumature della negazione, perché in realtà con queste ragioni la persona cerca semplicemente di non affrontare i conflitti. Spesso la persona parla dei sentimenti con lucido distacco e si pone come anaffettiva.

La moralizzazione: è una parente prossima della razionalizzazione. Quando una persona razionalizza, cerca inconsciamente delle basi cognitivamente accettabili per costruire la direzione dei pensieri e atteggiamenti che ha deciso; quando moralizza, si impone di pensare che sia doveroso che tutti seguano quella linea. Es. doverizzazioni e senso di colpa.

Formazione reattiva: un desiderio o un impulso inaccettabile viene gestito adottando un atteggiamento e un sentimento diametralmente opposto per renderlo meno faticoso, ossia vi è la conversione di un affetto negativo in positivo o viceversa. Es. la trasformazione del disprezzo in stima o dell’attrazione in invidia.

Isolamento affettivo: si evita l’affetto e si gestiscono le emozioni e altri stati dolorosi operando una separazione “cognizione - emozione” che consiste nell'isolare il sentimento dalla consapevolezza. La persona che utilizza l’isolamento riferisce in genere di non provare emozioni e sentimenti.

Regressione: dopo aver raggiunto un nuovo livello di consapevolezza e maturità, ricadere e riattivare comportamenti propri di uno stadio evolutivo precedente sostando in una zona di comfort percepita come sicura e familiare. Es. posticipare un esame o evitare di misurarsi in una nuova posizione professionale. 

Altruismo: subordinazione dei propri bisogni e interessi a quelli altrui.

Sublimazione: pensieri o sentimenti potenzialmente conflittuali vengono incanalati in alternative socialmente accettabili o condivisibili con gli altri. Es. aumentare il volume di lavoro o incrementare attività di volontariato, associazionismo.

Identificazione: indica l’operazione deliberata di assumere le caratteristiche di un’altra persona, di assomigliarle. L’identificazione è un processo essenzialmente neutrale; può avere effetti positivi o negativi a seconda di chi sia l’oggetto dell’identificazione.

Somatizzazione: i sentimenti dolorosi non vengono mentalizzati, ossia portati a un livello di coscienza, ma trasferiti e simbolizzati sul corpo.

Umorismo: la tensione correlata ai conflitti e alle situazioni stressanti viene alleviata mediante l’enfatizzazione degli aspetti divertenti e ironici dell’esperienza vissuta.

I meccanismi di difesa diventano disadattivi e problematici quando sono utilizzati in maniera costante, inflessibile e indiscriminata indipendentemente dalla situazione, eliminando o precludendo così alcuni aspetti positivi ed evolutivi della vita.

La tendenza è quella di specializzarsi nelle medesime difese adottate a prescindere dalla situazione che ci si presenta.

Diventa pertanto importante individuare dove, in che modo e a che scopo tali meccanismi vengono messi in atto al fine di riconoscere e comprendere quali siano le proprie offese e ferite.

Dr. ssa Cecilia Bertolaso


A. Freud, L'Io e i meccanismi di difesa, Giunti Editore, Firenze, 2012.

F. Madeddu, V. Lingiardi, I meccanismi della difesa. Teoria, valutazione, clinica, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2002.

R. M. Gilliland, R. B. White, I meccanismi di difesa, Casa Editrice Astrolabio Ubaldini, Roma, 1978.