Psicosomatica, un'amica sconosciuta

L’Io è anzitutto un’entità corporea (S. Freud)

Fu Freud, con l'opera Gli studi sull’isteria, a oltrepassare i confini della medicina tradizionale del tempo dimostrando come l’apparato psichico abbia il potere di creare dei sintomi, anche gravi, a carico del corpo. 

Egli individuò nella pulsione il primo rappresentante organico di una lotta interiore tra forze psichiche ed energie libidiche, introducendo così per la prima volta un concetto psicosomatico. 

Inoltre, attraverso l’analisi del disturbo di conversione, Freud indicò il meccanismo di liberazione delle contraddizioni interiori: il sintomo del corpo diventa la potente espressione di un’esperienza rimossa inconsciamente. 

L'inconscio infatti, aggirando la censura e seguendo la scarica somatica, rende esplicite anche “quelle cose” che l’Io non ci suggerirebbe mai, facendoci intendere che l’ascendente dell’apparato psichico sul corretto funzionamento dell’organismo non è generico, ma simbolico. 

Il corpo dunque comunica con le proprie manifestazioni il suo stato di salute o malattia, acconsentendo a sua volta all'inconscio di rivelarsi con segni e sintomi. 

Comprendere le difese somatiche si rivela pertanto uno strumento efficace quanto analizzare le difese psichiche dell’individuo, avvalorando l’ipotesi dell’esistenza di un’identità funzionale e sistemica tra questi due sistemi.

Secondo il modello psicosomatico la malattia può figurarsi come uno "sguardo" attento e un momento di riflessione profonda sulla salute globale dell’individuo. Di contro, la stessa concezione psicosomatica rappresenta uno dei capitoli della patologia che si presta a maggiore confusione concettuale. 

Si potrebbe considerare l'approccio psicosomatico, in un’accezione ampia, una disciplina che guarda alla persona in un tutto unitario, nel quale la malattia si manifesta a livello organico come sintomo e a livello psicologico come disagio. 

Eppure questo rimane solo un punto di vista, poiché la diatriba tra medici, professionisti e addetti ai lavori è tuttora vivace anche se, di quando in quando, vengono raggiunti alcuni punti di accordo. 


Vi è più ragione nel corpo che nella tua miglior saggezza (F. Nietzsche)


La nozione tradizionale di malattia è stata progressivamente integrata ed estesa a una concezione multifattoriale secondo cui il corpo si ammala in ragione di svariati motivi: il bagaglio genetico, lo stato immunitario, gli agenti infettivi, l’ambiente, la società e i conseguenti aspetti psicologici. 

A partire dagli inizi del secolo scorso e via via fino a oggi la correlazione tra corpo e psiche, supportata da ricerche scientifiche sempre più sofisticate, è andata ad avvalorare le teorie secondo cui il cervello abbia la tendenza a trasformare le idee in atti ed emozioni, ma anche a inibirle. 

Grazie al progredire di questi studi sull'interazione mente-corpo è stato possibile identificare precisi canali di comunicazione. Le indagini mediche dimostrano che: 

il corpo, durante gli stati emozionali, presenta consistenti modificazioni a carico dei visceri, dei vasi e di varie sostanze, le quali seguono una lunga catena di eventi a partire da alcune aree del cervello: il sistema limbico, la corteccia cerebrale, l’asse ipotalamoipofisario, il sistema neuro-vegetativo, il sistema endocrino e il sistema immunitario. Da un punto di vista neurofisiologico, la somatizzazione avviene quando, in seguito alla negazione o alla repressione di uno stimolo emotivo, si attiva la via nervosa che dal sistema limbico prosegue verso l’asse ipotalamo-ipofisario e via via verso il sistema nervoso autonomo periferico, il sistema endocrino ed il sistema immunitario. A loro volta, i segnali viscerali stabiliscono un feedback con le vie nervose che portano alla corteccia cerebrale, dando luogo al processo di apprendimento delle esperienze emozionali.

Gli studi di Psiconeuroendocrinoimmunologia (Pnei), neurofisiologia, biologia e psicologia evidenziano che le emozioni possono apportare alcune modifiche su organi e apparati e viceversa. 

Per riferire emozioni e pensieri spesso inconsci, i sintomi fisici utilizzano un “linguaggio” basato sulle funzionalità dei vari organi e sistemi: 

Se mente e corpo (psiche e soma) sono dunque in grado di interagire, non risulta difficile accettare l’idea che l’umore, inteso come disposizione mentale all'interpretazione degli stimoli, possa regolare, o quanto meno influenzare, il sistema centrale, il sistema ormonale o il sistema immunitario. Le emozioni possono essere definite, allora, come i messaggeri che trasportano un’informazione per collegare i grandi sistemi dell’organismo in un’unica unità funzionale definita corpo/mente.

Da questa analisi il corpo diviene un comunicatore; esso infatti è altamente sensibile non solo alle cose materiali, al clima e all'alimentazione, ma anche ai vissuti affettivi. 

Il corpo, attraverso i suoi sintomi, ci conduce a puntare il riflettore su alcuni aspetti dolorosi che prima erano confinati nell'oscurità. 

Ciò che è rifiutato a livello di coscienza approda, parafrasando Jung, nell'Ombra. 

L'Ombra è stanziata in un personale “spazio interiore” in cui il soggetto difficilmente vuole identificarsi. Essa è antitetica all'Io, il quale è affacciato in quel mondo interiore ed esteriore che l’individuo invece incontra e controlla con piacere. 

Poiché l’Ombra non è una parte assente dell’immagine di sé, può ridivenire intera solo se accolta, riconosciuta e accettata. 

Le somatizzazioni, seguendo questo approccio, possono considerarsi delle "manifestazioni dell’ombra”, che affiorando alla superficie del mondo fisico dalle profondità dell’inconscio, diventano accessibili, simbolizzando una traccia. 

L’accettazione e l’elaborazione degli elementi d’Ombra, che si sono incarnati nei sintomi, potrebbero essere, di conseguenza, un sentiero che conduce alla comprensione dell’altra parte di sé. 

La sintomatologia diviene dunque quel “linguaggio intelligente” che il corpo utilizza per indicarci che proprio lì si è creato un disguido, ed è lì che dovremmo prestare attenzione. 

Dr.ssa Cecilia Bertolaso


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