Mi amo male.

Il tuo compito non è solo quello di cercare l’Amore, ma di cercare e trovare tutte le barriere che hai costruito dentro di te contro di esso. (Rumi)

La dipendenza fa sempre parte di una relazione: mettiamoci il cuore in pace.

Relazioni affettive e autostima in che rapporto sono?

Amiamo complicarci la vita, farci mettere al secondo posto, cosicché l’amore necessariamente ci deluda.

Amiamo i colori, eppure finiamo per scegliere quelli che ci spengono o che ci buttano giù.

Amiamo chi ci fa a pezzi, invece che cercare coloro che sanno tenerci interi.

Vogliamo l’attenzione di chi ci ignora, di chi non ci vede, di chi non ci parla.

Vogliamo conquistare agonisticamente tutti quelli che non vogliono saperne.

Al contrario, desideriamo rimanere impegnati e aggrappati a tutti i costi dentro una relazione ormai fredda, incostante, capricciosa, adattandoci alla mentalità del partner pur di non perderlo, agganciandoci così ai suoi bisogni, ai suoi tempi affettivi e ai suoi ritmi sessuali.

Siamo portati ad accettare e portare il peso di rapporti all'insegna di un bene mediocre, come se da un certo punto in poi non volessimo solo subirli, ma attivamente cercarli o mantenerli per una sorta di oscuro piacere ricavato dal tormento, dalla mancanza, dalla negazione e dall'impotenza.

In questo modo finiamo per rinforzare i sentimenti pungenti di sfiducia e debolezza, incantandoci poi a pensare ai perché non abbiamo autostima!

Dietro la scelta di questi copioni relazionali si nasconde di fatto, non solo una profonda dipendenza caratterizzata da disamore verso se stessi, scarsa reciprocità e subordinazione nei legami interpersonali, ma anche del masochismo relazionale, ossia una condanna al compiacimento, in cui il malessere ci fa sentire tutto sommato più vivi del benessere, in cui l’insoddisfazione si abbraccia con l’appagamento.

Come mai alcune persone tendono ad attivare e prediligere queste dinamiche in coppia, oppure in famiglia, con amici o con colleghi?

Perché se da un lato ci si sfibra dentro, dall'altro ci si sente al sicuro nella propria fragilità.

Di fronte a un obiettivo importante che sembra faticoso da realizzare e che pensiamo provocherebbe una una serie di cambiamenti, spesso tiriamo in ballo mille scuse e ci raccontiamo che non ne vale la pena, sebbene dentro di noi sappiamo che quella scelta, o quel salto, migliorerebbe la nostra vita.

Pur di coprire le nostre insicurezze ci convinciamo, fino a crederci, di “essere fatti cosi” distanziando la volontà o il coraggio di sottrarci a questo meccanismo svalutante. 

Ma l'accettazione di un partner o di una situazione familiare non deve coincidere con la propria infelicità e autodistruzione.

Dr. ssa Cecilia Bertolaso