Collochiamo la vita in un compromesso: si ottiene qualcosa rinunciando a qualcos'altro.
In nome di una certa stabilità cerchiamo sicurezza nelle persone che frequentiamo (sicurezza sentimentale), nel lavoro (sicurezza economica) e abbiamo un forte bisogno di sicurezza psicologica (salute).
E così ci costruiamo il nostro quartiere mentale: quella routine fatta di relazioni, lavoro, sport, abitudini che ci fanno stare bene, in cui ci identifichiamo e riconosciamo e che in qualche modo sappiamo gestire.
Le posizioni solide ci rassicurano ma col tempo possono diventare una rigida mentalità che ci condiziona. A furia di essere ragionevoli, di difendere e non di cambiare mai i nostri punti fermi quanta aggressività accumuliamo?
Adagiarsi nella propria comfort zone talvolta porta a compromettere il gusto del vivere e a nascondere così bene i desideri, che poi ci è difficile ritrovare la carica vitale.
Molto spesso infatti le costrizioni che si pongono alla vitalità antagonizzano il principio di piacere e i cambiamenti non trovano mai spazio nella vita della persona.